9788865494547_JKHTOEQ-thumbnail-1000x1000-70.jpg

A passo di pecora: segui l'autrice Caterina De Boni

A passo di pecora: segui l'autrice Caterina De Boni

Seguite assieme a noi l’autrice Caterina De Boni nelle presentazioni del suo ultimo libro “A passo di pecora”. Caterina, che si divide tra la vita di pastora e quella di musicista, ha già incantato il pubblico con i suoi racconti e le sue melodie. Ecco un resoconto dei suoi recenti eventi e un’anticipazione dei prossimi appuntamenti.

12 agosto 2024 - La scrittrice Caterina de Boni incontra il cantautore e scrittore clautano Franco Giordani

È questo il leitmotiv che ha accompagnato a Claut i racconti, a tratti commoventi, a tratti divertenti dei due autori. Caterina de Boni: pastora e musicista (o musicista e pastora come si definisce in questo periodo della sua vita) la cui “patria” ha come confini le Dolomiti di Cortina d’Ampezzo e le pianure friulane, autrice per noi del libro “A passo di pecora”, e Franco Giordani: musicista, cantautore, scrittore, le cui origini sono invece ben salde in un unico, piccolo paese della Valcellina: Claut, autore per Edizioni Menocchio di “Il profumo della brina”.

L’evento, patrocinato dal Comune di Claut e organizzato da Chiara Barzan, Elena Leschiutta e Federico Tomè, si è basato su due racconti di vita e di vite vissute che corrono paralleli seguendo un unico filo, quello di un umanità perduta, o meglio, in via d’estinzione. Racconti che solitamente si tramandano per tradizione orale in qualche osteria.

Caterina racconta i luoghi vissuti e le persone incontrate durante la transumanza con le pecore; Franco narra dei suoi vecchi, del suo paese, attingendo ai ricordi di quando era bambino. E così il macrocosmo di Caterina (anche se nel mondo moderno globalizzato questo resta comunque “micro” ) che attraversa tre province e tre Regioni (Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige), si sovrappone al microcosmo di Franco, che inizia e finisce a Claut, dalla frazione di Pinedo ai pascoli del Dosaip.

I due scrittori hanno accompagnato la narrazione con alcuni brani strumentali (“Fallen Giant”, edito nel 2024 dal gruppo musicale “Arnwil” di Trieste, piu un inedito: “Alant”), composti da Caterina De Boni, e alcune canzoni scritte in clautano da Franco Giordani, tratte dagli album dell’artista “Ressenal” (Edizioni Nota-2022) e “Truosiparis” (Edizioni Nota in collaborazione con il Circolo Culturale Menocchio).

15, 17 e 18 agosto 2024 - Caterina de Boni alle fiere dell’artigianato di Erto e Claut (PN)

  • Gigi “Baloto” (soprannominato capello a motivo della sua passione per i capelli ben curati), montanaro, allevatore di capre che porta al pascolo ancora oggi, passati abbondantemente i 70, su per i pascoli di Casera Frate e Resettum
  • Gino “Pacas”, pioniere, ai tempi, del paracadutismo in Friuli
  • Primo “Panetti” artista del trombone
  • Livio e Elvio

Questi sono gli ultimi artigiani del legno di Claut. Hanno imparato il mestiere da bambini, quando per andare a comprare un chilo di pane bisognava prima produrre, e rivendere, un certo numero di mestoli, o pestasale, o ancora cucchiai e forchette. Ovviamente in legno. Ogni utensile ha il suo nome in clautano, che gli artigiani avranno il piacere di svelare durante le tre giornate dedicate all’artigianato che avranno proprio loro come protagonisti.

Il 15 agosto ad Erto, alla fiera “Tra il vecchio e il nuovo” promossa dalla Pro-Loco Up Erto aps, e i 17 e 18 Agosto a Claut, all’interno della rassegna “Aria delle Dolomiti”, promossa dal Comune di Claut.

Con loro la pastora Caterina De Boni, che da diversi anni accompagna gli amici artigiani con la sua immancabile gorletta, offrendo ai passanti lo spettacolo di vedere il vello delle sue pecore (allevate sui prati di Claut e sugli alti pascoli di Erto durante il periodo estivo) trasformarsi in un morbido filo. Ogni tanto lascia la gorletta e imbraccia la sua fisarmonica per allietare tutta la via con i canti di una volta.

Caterina sarà presente in queste tre giornate presso gli stand dedicati all’artigianato locale dove sarà possibile sfogliare e acquistare con dedica il suo libro “A passo di pecora”, edito da Ediciclo (2023).

Per i più piccoli il giorno 17/08 alle ore 10:30, tra le bancarelle degli artigiani sarà allestito anche un divertente spettacolo di burattini ideato proprio da Caterina in collaborazione con Francesca Di Daniel dal titolo “La pastora impostora”.

“Noi pastori transumanti tosiamo le nostre pecore durante i mesi primaverili. Lo dobbiamo fare per garantire loro il benessere. In genere tosiamo in pianura e poi ci mettiamo in marcia per salire verso gli alpeggi, in modo che le pecore possano camminare senza problemi anche nelle giornate di caldo Se serve le tosiamo anche in autunno, al ritorno. Una volta la lana era una risorsa preziosa. Veniva utilizzata tutta, in modi diversi a seconda della parte dell’animale da dove proveniva. Quella più ruvida e sporca delle zampe, della pancia e della parte posteriore dell’animale veniva utilizzata per le imbottiture, mentre la più morbida, quella della schiena, dopo diversi passaggi diventava filato” racconta l’autrice.

Fino a qualche decennio fa il mercato italiano della lana era fiorente: si contavano moltissimi lanifici nella zona della pedemontana trevisana, nonché in Trentino e soprattutto in Piemonte e in Lombardia. Un punto di conferimento molto importante per i pastori del norditalia era la manifattura Ariete di Bergamo che produceva materassi e pannelli isolanti, purtroppo chiusa da qualche anno.

Il mercato della lana italiana sta attraversando un periodo di forte crisi. La concorrenza con le fibre sintetiche e altri materiali utilizzati nell’industria delle imbottiture, ma anche la burocrazia sempre piu complicata, l’aumento dei costi dell’energia, determinato in primis la chiusura di diversi centri di lavaggio della lana. La difficoltà di lavaggio della lana (bisogna mandarla all’estero o in piccoli centri ancora attivi in Italia) è la barriera principale che frena lo sviluppo di un un nuovo mercato di questo materiale. La seconda sono i consumatori, che spesso “diffidano” della lana preferendo altri tipi di fibre.

“La lana invece è un materiale meraviglioso” ci racconta Caterina. “Innanzitutto è naturale, non richiede costi di produzione, ma solo quelli della tosatura e del lavaggio. Ogni anno si rigenera da sola, ricresce sulle pecore. È termoisolante, tiene sia il caldo che il freddo. Non a caso i Tuareg del deserto si vestono con tuniche di lana. Dalla lana vengono estratte anche la lanolina e la cheratina, utilizzate in cosmesi. Alcune bioplastiche e biomateriali fabbricati dalla lana possono essere usati come assorbenti per raccogliere le chiazze di inquinanti marini, ed essa è utilizzata anche per la pacciamatura nel settore dell’ortoflorovivaismo”.

Caterina inoltre affronta una piccola polemica affermando che la lana “anche se è completamente priva di sostanze tossiche, a livello europeo è classificata come rifiuto speciale di categoria 3, ovvero come sottoprodotto di origine animale, in quanto potrebbe essere contaminata da terriccio e sporcizia ed essere quindi veicolo di infezioni. Dev’essere quindi imballata e portata negli impianti di smaltimento. Chi ha stabilito queste regole dovrebbe spiegare a tutti come mai la lana, che è pelo di pecora, è un rifiuto speciale, mentre non lo sono i reflui zootecnici (ovvero gli escrementi degli animali) che vengono sparsi tranquillamente nei campi dai tempi dei tempi. Spargono nelle campagne pure gli escrementi umani, il compost con la plastica dentro perché la gente non sa fare la raccolta differenziata e lo Stato ha dovuto mettere una soglia di tolleranza di plastica nel compost, mentre se beccano un pastore sotterrare la lana (perché a volte non ce altra soluzione) sono multe salatissime.

Fortunatamente anche nel settore dei concimi si sta creando una filiera del compost a base di lana. Ci sono aziende specializzate che lo producono. Ma per arrivare a produrlo hanno dovuto affrontare tutta una serie di ostacoli dati proprio dalla burocrazia e da norme a volte incomprensibili.“

L’autrice conclude: “Sono profondamente convinta, perché ho avuto modo di provarlo, che la lana ha un potere anche sulla mente umana. È un calmante naturale. Durante i miei laboratori con i bambini, quando ne ho la possibilità, li faccio saltare in un grande sacco di lana, o li ricopro di lana, e vedo che all’istante essi si calmano, si rasserenano. Io stessa provo una sensazione di benessere quando vesto di lana. Un capo a cui sono molto legata è un maglione realizzato da mia nonna con la lana delle mie pecore”.

I maglioni, i gilet, i calzettoni e una volta anche l’intimo erano realizzati in lana di pecora. Nelle vallate dolomitiche si usava la lana delle pecore locali, la Lamonese, la Brogna, l’Alpagota.

“Noi pastori transumanti queste razze qui le chiamiamo scherzosamente le cace ad indicare delle pecore più piccole delle nostre e con le orecchie buffe, a volte un po' sollevate rispetto al collo e non pendenti elegantemente verso terra. Per i pastori transumanti la qualità della pecora si valutava, e si valuta tutt’ora, dalla conformazione fisica volta alla produzione di carne, mentre i pastori del centro-sud guardano alla produzione di latte. La lana non viene quasi mai valutata, salvo eccezioni. Invece io spero che molte razze italiane vengano rivalutate anche per la qualità della loro lana. Le razze più comuni allevate dai pastori transumanti del Nord-Italia sono la bergamasca e la biellese, che hanno una lana di media qualità. Anche i miei gomitoli vengono dalle pecore bergamasche. Opportunamente selezionata, è una lana che da delle buone soddisfazioni, soprattutto a telaio. Ma anche per fare gilet ai ferri, astucci all’uncinetto o scialli al macramè, è perfetta. La sua lavorazione ottimale è a feltro, per produrre pantofole e cappelli.

Utilizzare la lana delle mie pecore mi dà molta soddisfazione. Purtroppo i costi di lavaggio e filatura sono alti, ma ho una clientela attenta che capisce il valore del prodotto ed è disposta a pagarlo il giusto prezzo. La stessa cosa vale per gli splendidi mestoli di legno prodotti dai miei amci artigiani. Sono gli ultimi custodi di un’arte antica. Spero che i giovani vadano da loro per impararla, e soprattutto che la gente capisca che per salvare i piccoli paesi devono anche acquistare questi oggetti, questi prodotti unici”.

Caterina, Gigi, Gino, Livio, ed Elvio vi aspettano a Erto il 15 agosto e a Claut il 17 e 18 agosto.

Autori correlati

Non perdiamoci di vista

iscriviti alla nostra newsletter

Se sei una libreria e vuoi iscriverti alla newsletter, clicca qui
Se sei un giornalista e vuoi iscriverti alla newsletter, clicca qui

Pedaliamo e camminiamo con

Ediciclo Editore
Ediciclo Editore Ediciclo Editore Ediciclo Editore Ediciclo Editore

Ediciclo Editore Ediciclo Editore Ediciclo Editore Ediciclo Editore
Ediciclo Editore Ediciclo Editore
Ediciclo Editore Ediciclo Editore