Silvia Biasi è una figura di riferimento nel panorama della pallavolo femminile italiana, in particolare nella disciplina del sitting volley, la versione paralimpica della pallavolo giocata da seduti. Nata nel 1988 a Godega di Sant’Urbano, in provincia di Treviso, Silvia Biasi ha perso il braccio destro da bambina in un incidente con un macchinario agricolo, ma questo non le ha impedito di realizzare il sogno di giocare a pallavolo ad alti livelli: oggi è il libero titolare della nazionale italiana di sitting volley femminile, squadra che ha rappresentato l’Italia alle Paralimpiadi di Tokyo nel 2021.
Foto di Marco Mantovani
Atleta di alto livello, Silvia Biasi ha contribuito alla crescita della Nazionale italiana di sitting volley, conquistando risultati prestigiosi: medaglia d’argento agli Europei del 2019 e quarto posto ai Mondiali del 2018. Questi traguardi non solo testimoniano il talento e la dedizione di Silvia, ma hanno anche dato visibilità e forza a tutto il movimento del volley paralimpico femminile in Italia.
Nel campo ricopre il ruolo di libero, una posizione chiave nella pallavolo, dedicato alla difesa e alla costruzione del gioco: una scelta che riflette la sua personalità tenace, attenta e generosa.
Fuori dal campo, Silvia Biasi dimostra una capacità di equilibrio straordinaria tra sport, lavoro e vita privata. Lavora in un’azienda dove si occupa di sicurezza e, quando non si allena, trasmette la sua passione per la pallavolo femminile alle nuove generazioni allenando una squadra giovanile del Volley Codognè.
La sua è un’attività che parla di passione, responsabilità e voglia di lasciare un segno, soprattutto tra le ragazze che si avvicinano per la prima volta al volley paralimpico femminile.
La storia di Silvia Biasi è diventata un libro: Volevo solo giocare a pallavolo (Ediciclo), scritto insieme ad Antonella Stelitano, autrice Ediciclo, con la prefazione di Andrea Lucchetta, storico ex pallavolista della Nazionale italiana. Un racconto sincero, toccante e pieno di forza. In queste pagine, Silvia ripercorre il suo percorso personale e sportivo, dalla scoperta della disabilità alle vittorie con la Nazionale italiana di sitting volley femminile, senza mai perdere di vista l’amore per la pallavolo.
Un testo perfetto per chi cerca libri sulla pallavolo che vadano oltre il campo da gioco: una testimonianza autentica, capace di ispirare atleti, allenatori, educatori e tutti coloro che vedono nello sport una strada di riscatto e di crescita personale. Tra i pochi libri sulla pallavolo femminile a raccontare l’esperienza paralimpica con questa intensità, Volevo solo giocare a pallavolo è un titolo che lascia il segno.