Stiamo seguendo le avventure in bicicletta della spedizione MARCO POLO A PEDALI, capitanata da Alberto Fiorin e Dino Facchinetti, in viaggio verso la Cina lungo la Via della Seta.
Dopo poco più di un mese di viaggio si è conclusa anche la seconda sezione del percorso di 12.000 chilometri fino a Pechino. È quella legata al lungo attraversamento dell’Anatolia da Istanbul lungo le rive del Mar Nero e il complicato attraversamento del Caucaso, via Georgia e Azerbajan. In queste settimane, i due ciclonauti hanno raccolto idee e riflessioni sul viaggiare, sempre più consapevoli dei nuovi ritmi e della diversa quotidianità in cui si ritrovano:
Giungendo a Baku sono stati coperti 3950 chilometri e un terzo del viaggio è andato.
Interessantissimo il lento attraversamento delle montagne del Ponto, le cui cime da lontano si vedevano ancora innevate, caratterizzate dalla presenza di paesi e cittadine di dimensioni limitate come Adapazari, Bolu, Cerkes, Tosya, Merzifon dove si è potuto vivere e capire una dimensione più di provincia. Quindi l’arrivo sulle sponde del Mar Nero e Trebisonda, per poi puntare verso l’antica ragione della Colchide, dove Giasone e i suoi argonauti hanno errato alla ricerca del vello d’oro.
Quindi siamo entrati nel Caucaso attraverso la Georgia, paese essenzialmente agricolo, sicuramente non opulento ma neppure alla fame, e a Tiblisi si è tenuto un bell’incontro ufficiale con la Caritas della capitale, con cui l’Associazione Ponti di Pace, che ha organizzato questo viaggio a pedali, collabora da anni.
Quindi il passaggio più complicato: l’attraversamento della frontiera terrestre con l’Azerbajan, chiusa da 4 anni. Grazie all’interessamento del Ministero degli Esteri e dell’Ambasciata Italiana a Baku siamo riusciti ad ottenere dal governo azero un permesso speciale per passare e, tra lo stupore delle stesse guardie di frontiera, siamo entrati via terra. Gli unici.
Sensazione straniante, due marziani che pedalavano in una autostrada a 4 corsie deserta, nei paesi e nelle cittadine tutti a salutare, a farsi fotografare, a chiedere selfie, ad abbracciare e baciare i due insoliti viaggiatori. Sincerità e ingenuità, figlie di un periodo di chiusura e isolamento. Impressionante.
Come impressionante è stato vedere il numero di altarini eretti a migliaia di giovanissimi soldati caduti durante la guerra del Nagorno-Karabak, anche molto recentemente, guerra con l’Armenia che non ha avuto i riflettori dei media puntati ma che evidentemente ha lasciato uno strascico di lutti drammaticamente tangibile. E stiamo parlando del paese che quella guerra l’ha vinta.
E poi questo segmento di viaggio si conclude nella capital Baku, opulenta grazie ai pozzi petroliferi e ai giacimenti di gas del Mar Caspio. E pensare che quest’anno ospiterà la prossima Conferenza Mondiale sul clima, la COP 29!
Ora attraversando in traghetto il Mar Caspio si entra in un’altra sezione, la terza, del viaggio, l’Asia che più Asia non si può: Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan.
Ne vedremo delle belle.
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