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L'arrivo a Pechino

Sulle orme di Marco Polo

Si è conclusa da poco l’avventura in bicicletta della spedizione “Marco Polo a pedali” del nostro autore Alberto Fiorin che, accompagnato da Dino Facchinetti, ha percorso la Via della Seta da Venezia a Pechino, in Cina, sulle orme dell’esploratore veneziano.

Dopo 12.000 chilometri di strada e più di 100 giorni di viaggio, vi riportiamo il racconto dell’arrivo dei due esploratori a Pechino:

5 agosto 2024

Seduto nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Pechino sto cercando di pettinare i pensieri che in tutti questi giorni, in tutti questi mesi di viaggio, si sono arruffati ingarbugliandosi per poi districarsi e sciogliersi definitivamente all’arrivo nella capitale del Dragone, esattamente sul Ponte di Marco Polo il 1 agosto.

Sono stati 102 giorni esaltanti, anche complicati, ricchissimi di stimoli di tutti i tipi, culturali, sociali, storici, paesaggistici. Abbiamo pedalato per più di 10.000 chilometri più o meno su un unico parallelo e la distanza coperta, vista su un emisfero, fa veramente impressione. Eppure noi, due piccole formichine cocciute, siamo arrivati fino in fondo e abbiamo potuto abbracciarci alla fine di questo viaggio realizzato per rendere omaggio al grande viaggiatore per eccellenza, Marco Polo, di cui nel 2024 si celebrano i 700 anni della morte.

Un paio di impressioni a caldo, anzi a caldissimo?

La prima è che la Cina è infinita (4500 km) un vero continente con popoli, culture e anche religioni diverse, tutta da scoprire ed apprezzare. La seconda è che in Cina si pedala sempre meno: se fino a qualche decennio fa era il paese della bicicletta per eccellenza, la bici era il mezzo di trasporto in assoluto più utilizzato sia nelle campagne che nelle città, con fiumane di ciclisti che diventavano il traffico, oggi non lo è più. Forse perché è vista come un retaggio di un’epoca povera, adesso tutti si muovono in macchina o meglio con mezzi elettrici, motorini e motocarri di tutti i tipi, ma non più in bici se non nelle principali città, a Pechino ad esempio, dove è molto privilegiato il Bike-sharing.

Nonostante la Cina sia il paese in cui si producono le bici più rinomate del mondo (le cosiddette specialissime) i cinesi non le inforcano più e anche nelle frequentissime e frequentatissime piste ciclabili eravamo quasi sempre gli unici a pedali in una marea di guizzanti (e pericolosi) mezzi elettrici.

È la transizione ecologica, bellezza! O no?

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