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Franco Dugo

Nella leggenda

Collana: Fuori Collana

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Puntasecca in cento esemplari, firmata dall'autore

Perché nasce il mito? Quello antichissimo degli Dei o degli Eroi, ma anche quello moderno del campione sportivo? Certo, esso si genera sempre dall'impresa, da un fatto, da un gesto. Come questo che Dugo rievoca nella sua bellissima incisione , il famoso scambio della borraccia tra Bartali e Coppi. Ma perché questa impresa  o questo gesto sono così diversi dagli altri, da fissarsi per sempre nella memoria e diventare emblematici, esemplari? Si tratta sempre, io credo, dell'espressione di un valore, e di un valore così rilevato da essere immediatamente riconoscibile è condivisibile nella sua verità profonda. Come appunto nel caso di questa immagine, giustamente entrata nel mito, poiché esprime un momento di solidarietà che supera esemplarmente il fatto, pur così importante, della rivalità sportiva. Dugo rivive la situazione in maniera precisa, interpretandola secondo una direzione chiara. La borraccia che Coppi tiene in mano è vuota, Bartali ne ha una piena sul manubrio e così gli passa l'altra, affinché Coppi possa dissetarsi. Il viso di Bartali è segnato dallo sforzo ma ciò non gli vieta di essere cavalleresco con l'avversario. Coppi è tutto proteso in avanti, lo sguardo è sicuro, il volto ancora nitido, egli agita in mente lo scatto decisivo. Dugo, che nella beata gioventù ha tirato di box anche con Nino Benvenuti, e che infatti ha seguito una splendida serie di incisioni dedicate ai pugili, ha scelto questa, che è la più famosa delle immagini del ciclismo, per esprimere il suo omaggio ad uno sport ancora vero, popolare e pieno, nonostante tutto, di entusiasmi e commoventi risvolti umani. Egli toglie dal contesto dell'immagine ogni riferimento di ordine geografico o comunque marginale, lascia solo i due protagonisti immersi in un tempo di leggenda, in un clima di sospensione gnomica: questa infatti è la funzione della fitta tramatura segnica dello sfondo, che qui è metafora del ricordo e del vagheggiamento: anche l'ombra della bicicletta in primo piano, lungi dall'assumere significato descrittivo o illusionistico, diventa al contrario un baluginio, un momento di questa luce tutta mentale e magica. Poi, sotto a sinistra, sia a bilanciare la composizione, sia a sottolineare di nuovo la sua interpretazione, ecco i due campioni che chiacchierano tranquillamente fra loro, perfettamente incisi, perfettamente veri, perfettamente leggendari. Al di là di cifre, dati, fatti, classifiche, qui vive un momento della comune umanità dei protagonisti, vive perciò anche il nostro solidale rispecchiarsi in loro, vive la nostra, almeno di noi antichi amanti della meravigliosa bicicletta, passione, la nostra ammirazione, la nostra nostalgia. GIANCARLO PAULETTO

 

 

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