Storie di monti e natura
Collana: Battiti
«Il fatto è che per me la montagna non è solo la montagna. È anche tutto quello che viene prima e che viene dopo. È un’atmosfera. È pensarci la sera prima di dormire. È guardare le cartine. È individuare gli itinerari e i loro raccordi, nella prospettiva di giri più lunghi di un giorno. È immaginarseli mentre il tempo scorre lentamente in treno, magari tornando a casa da un impegno rompiballe.»
Fin da ragazzo l’autore, nato nel Veneto orientale, ha avuto sotto gli occhi il Monte Cavallo. Questo Fujiyama della pianura veneta ha sempre rappresentato, per lui, la porta sull’avventura: finché un giorno, tredicenne, se ne andò in mezzo ai monti in bicicletta, alla scoperta del favoloso Campanile di Val Montanaia. Quasi vent’anni dopo salì anche in cima, al favoloso Campanile, e questa fu la più grande impresa del suo alpinismo qualunque. Dedicato sì alle vette, ma quasi sempre di non grande impegno, tra amicizie, canti, ricche colazioni, baite o rifugi felicemente raggiunti. E poi c’è stata la scoperta, pur tardiva, dei fiori di montagna, campanule e gigli, scarpette di Venere e clematidi, eriofori cirsi e globularie...: fonte di meraviglie forse anche più vive di quelle regalate dalle cime. Infine ha provato la montagna invernale, con sci di fondo o racchette da neve ai piedi. La montagna per lui è sempre incanto e natura, un luogo dove ritrovare se stessi.
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